In questa pagina vi guiderò in un viaggio. Insieme, ci incammineremo tra gli antichi sapori della vecchia tipica cucina abruzzese. Una cucina arcaica, rustica. Fatta di tradizioni di pastori e pescatori: di chi, calmo, attende pigramente, disteso sotto il sole sui trabocchi, che la rete faccia il suo dovere; e di chi, invece, fa suo un pasto frugale, nomade, tra i pascoli dei monti da cui scorge una sterminata landa collinare, baciata dal sole, verde d’oliva.
Non a caso, le sue terre straordinarie, racchiuse entro tre parchi nazionali, offrono prodotti di straordinaria bontà. Sull’Appennino coltiviamo una delle farine più pregiate d’Italia: la solina. E l’abbiniamo con moltissimi prodotti riconosciuti di eccezionale qualità: l’aglio rosso di Sulmona, il carciofo di Cupello, le patate del Fucino, i ceci di Navelli, i fagioli di Paganica e le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, per dirne alcuni.
La nostra terra è talmente speciale che una cipolla e un peperone si rifiutano di nascere lontano dai piedi della Majella: a Fara Filiorum Petri la prima, ad Altino il secondo.
A volte, il richiamo della tavola è un suono talmente dolce che sentiamo la pasta “suonare”.
(maccheroni alla chitarra)
Se siete golosi di dolci, andate da L’Aquila a Sulmona per gustare il torrone e i confetti. Passando, fermatevi a comprare qualche stimmo di zafferano a Navelli. Se preferite i formaggi, andate a Farindola a mangiare il pecorino o intorno ad Alfedena, per il caciocavallo. Se amate i salumi, poco più in là c’è Campostosto, famoso per la sua “mortadella”. E se preferite il piccante, scendete a vedere un tramonto sulla costa vastese, assaporando la ventricina.
(le neole)
E per finire, giunta ormai la sera, voltatevi nuovamente verso i monti. E salutate la Majella madre con un bicchiere di buon Montepulciano.