Qual è la ricetta per un amore che dura? Non esiste. Spesso accade che, dopo un certo periodo di tempo, più o meno lungo, l’innamoramento si istituzionalizza, si intiepidisce e poi si raffredda, trasformandosi in abitudine o, peggio, in routine. Talvolta, però, non è così. Vi sono coppie che vivono felici per anni e, a distanza di tempo, continuano a sposare il progetto di vita comune con lo stesso sorriso e la stessa spontaneità degli inizi.
Io la vedo così: l’amore è un frutto che va coltivato; per crescere non ha bisogno solo di un terreno fertile, ma di quattro mani che lo lavorino; e deve ambientarsi e forgiarsi in un progetto di vita solidale, anche se non unitario. Come mai non tutte le coppie riescono a rinnovare il proprio rapporto e proseguire in quello stato nascente con cui gli amanti costruiscono il fondamento del loro legame? La relazione è costellata di prove. E’ lì che si misurano gli interessi, le affinità o le difformità di vedute. Il punto è: trovare il bilanciamento. Molti riescono, altri no. Da cosa dipende il successo? Dall’impegno. Ma non l’impegno dell’atleta che si allena per fare la maratona perché sa che altrimenti non ce la farà, non lo sforzo costruito e preteso per riuscire ad arrivare al bersaglio; perchè in questo caso, perso lo slancio lo iniziale, è facile tornare alla normalità. L’impegno è al contrario quello di essere se stessi e, allo stesso tempo, essere se stessi per l’altro. E dovrebbe essere spontaneo, non costruito, ma realmente voluto. In modo che solo nel bene altrui venga sperimentata la più completa felicità, l’estasi che nessun altro al mondo può dare. In modo che tutto diventi delizioso, anche solo camminare insieme per strada, o prendere un caffè, senza che vi sia alcun disegno perchè sia così. Perché questa felicità, arricchita dalle esperienze quotidiane, è semplicemente l’essenziale. In questo senso, ho sempre pensato all’amore come all’unione solidale di due individui. Una solidarietà non solo di interessi e di vedute, ma del progetto di vita.

Ingredienti (per 2)
Spaghetti (io, Mancini), 160 g
Filetti di acciughe sott’olio, 6
Burro, 35 g
Burrata di bufala, 1 da 125 g
Pepe nero, q. b.
Limone non trattato, la scorza di 1
Fiori eduli essiccati, q. b. per guarnire
Procedimento
Portate a bollore una pentola colma di H2O e salatela. Buttatevi la pasta.
In un wok o un’ampia padella antiaderente fate sciogliere, a fuoco basso, i filetti di alice con il burro. Il burro non deve mai prendere colore, né tantomeno spumeggiare. Appena sciolto, aggiungete un mestolino di acqua di cottura per abbassarne la temperatura. Mescolate in modo che le acciughe si sciolgano nel burro divenendo una sorta di pasta impalpabile.
Frattanto separate l’involucro di mozzarella della burrata dal suo cuore cremoso. Tagliate l’involucro a listarelle sottili e tenete da parte.
Scolate gli spaghetti 3 minuti prima del tempo di cottura e mantecateli in padella, roteando la padella e saltandoli di tanto in tanto, eventualmente aggiungendo un altro po’ di acqua di cottura.
Quando la salsa si sarà tirata, in modoiu da avvolgere perfettamente gli spaghetti, ormai cotti, spegnete il fuoco e aggiungete il cuore della burrata di bufala, mescolando per fa sì che si sciolga e si leghi con la pasta. Io ho messo circa 3/4 del cuore della burrata (il restante quarto era… d’assaggio 😉 ), ma regolatevi in base allo spessore dell’involucro, alla quantità di panna presente nella stracciata centrale e alla cremosità che conferirà al piatto. Il mio consiglio è quindi quella di aggiungere la burrata poco a poco.
Quando lo spaghetto sarà pronto, impiattatelo formando un nido. Spolverate con poco pepe tritato al mulinello e una grattugiata abbondante di scorza di limone. Decorate a piacere con i fiori eduli e qualche listarella di involucro (ne avanzeranno: mangiatele!).
Io li ho preparati da me, togliendo dal fiore i petali e inserendoli nell’essiccatore a 40°C per circa 8 ore, fino a completa essiccazione.
Piatto molto attraente, acciuga e burrata sono un conubio perfetto. Un applauso anche all’armonia cromatica, viola e giallo sono perfetti insieme. Quanto all’introduzione, vuoi una conferma? Non parlerei di estasi, dopo un po’ di tempo mi sembrerebbe un po’ troppo. Direi una sinergia spontanea, seppure continuamente limata, e una volontà ferrea di portare avanti il progetto comune di una famiglia.
Come ogni volta apprezzo il passaggio che fai sul mio sito. Le tue parole (e credo anche i fatti, a conoscere te e tuo marito) confermano la mia idea. E ti ringrazio di averla limata e arricchita.
Cavoli, questi li voglio assaggiare/fare! 😉
Quanto all’incipit, ineccepibile. E’ così.
Ciao Roberto!
Guarda, questo – lo dico sinceramente – è il piatto che nelle ultime cene è stato apprezzato di più. Sarà che è un po’ “grasso”, ma è goduriosissimo. Provalo e sarai soddisfatta
A domani 😉
Troppo buona. Grazie della menzione. Ne approfitto per fare a te e famiglia tanti auguri di buone festività e inviarvi un abbraccio