Quando tornai a casa, quella notte, per un attimo ebbi paura che la mia casa stesse andando a fuoco. Erano le due, ormai, e l’intero Corso ardeva di una luce che cadeva irreale sui vasi accanto ai negozi e faceva splendere di sottili bagliori i fili lungo la strada. Da principio pensai che fosse una festa di quartiere che la folla aveva trasformato in una partita a nascondino, posto che per la strada non c’era nessuno. I fili, mossi dal vento, sembravano strizzare l’occhio al buio. Quando arrivai a casa fui perciò ben felice di sottrarmi agli spettri che le luminarie evocavano e fermarmi a riflettere sulla giornata passata. Sdraiato a letto, fu il sole e non un sorriso a sorgermi sulla bocca al ricordo del viaggio intorno al mondo compiuto seduto al bancone di una gelateria. Mi era tornata in mente anche la casa di Vasto, dove da piccolo ogni anno i nonni mi accudivano per un mese; e quel mappamondo che troneggiava sul comodino, con la Russia Bianca e la Russia Nera, paesi divisi come gli scacchi con cui giocavo con mio nonno.
Mangiando un gelato, ero tornato indietro nel tempo, esplorando le città visitate, ascoltando e raccontando a mia volta storie, frammenti di vita. C’era un’atmosfera inconfondibile di naturale intimità in quella scena e chiunque avrebbe detto che quel gruppo attorno al tavolo stava pensando a cosa fare, complice, nelle prossime settimane. E invece non c’era alcuna proiezione del futuro nelle nostre parole, nessun progetto reale. Erano sguardi, sorrisi, parole e progetti. Fantasiosi, reali, già fatti o desiderati. Persi in quel viaggio insieme, il flusso dei nostri pensieri correva sfrenato, come se nato dalla mente di un Dio.
Metti un gruppo di sconosciuti accanto ad un tavolo con un mappamondo, in una gelateria, e nascono scene del genere.
Onorate con un eccelso spaghetto di mezzanotte.
Ingredienti (per 2)
Spaghetti alla chitarra (io, Masciarelli), 160 g
Zucca napoletana, 200 g
Cipolla rossa di Tropea, 1/2 piccola
Semi di zucca, una manciata
Colatura di alici di Cetara, 1 cucchiaio a commensale
Prezzemolo, un rametto
Aglio rosso di Sulmona, 1 spicchio
Peperoncino, q. b.
Brodo vegetale, q. b.
Olio evo, q. b.
Sale, q. b.
Procedimento
Scorticate la zucca. Mondate carota, sedano e cipolla e tostatele in una pentola insieme alle bucce della zucca. Aggiungete del ghiaccio, in modo da estrarre tutti i sapori grazie all’osmosi inversa. Fate sobbollire il brodo per almeno 30′ e tenetelo sempre in ebollizione.
Tagliate la polpa della zucca a dadoni. Scaldate in una padella un filo d’olio, unite la cipolla rossa di Tropea tritata e fate stufare lentamente, in modo da evitare che bruci. Quando il tutto sarò morbido, unite la zucca e unite un mestolo di brodo, coprite e portate a cottura per almeno 20 minuti. La zucca dovrà risultare morbida. Se dovesse asciugarsi, unite dell’altro brodo vegetale. Quando la zucca sarà cotta, frullatela fino ad ottenere una consistenza liscia e cremosa. Se serve, unite del brodo vegetale. Quindi passate la crema al colino e tenetela da parte in caldo.
Portate a bollore una pentola di H20 e salatela appena appena. Tuffatevi dentro gli spaghetti alla chitarra.
In una padella fate soffriggere in olio uno spicchietto di aglio scamiciato, un rametto di prezzemolo e due filetti di acciuga. Quando l’acciuga si sarà disfatta, unite la crema di zucca e fatela scaldare piano piano. Togliete l’aglio e il prezzemolo.
Scolate la pasta al dente e mantecatela nella salsa, portandola fino a cottura. Se doveste vedere che la crema tende ad asciugarsi troppo, unite un pochino di acqua di cottura.
Alla fine, fuori dal fuoco, aggiungete un cucchiaio a testa di colatura di alici e poco prezzemolo tritato.
Servite gli spaghetti decorandoli con i semi di zucca, che daranno la croccantezza, ed il peperoncino.
Io quella dell’osmosi inversa non la sapevo, ma ora che la so, vedo di capirla bene. Dev’essere stata proprio una bella serata
È una tecnica particolare per fare il brodo. Il ghiaccio crea shock termico ed estrae tutti i sapori che passano molto più velocemente al brodo. Non è male.
Sì, la serata è stata davvero stupenda. Ho un davvero un felice ricordo.
Anche se non sei nato qui, hai un bel giro di amici, bene!
In realtà è stato un incontro piuttosto casuale, comunque qui ho fatto l’Università, per cui un giretto di amici fortunatamente ce l’ho 🙂
Ma si capisce che sei una persona capace di stare con gli altri
Mi fa piacere che lo pensi, come mi fa molto piacere che tu abbia pensato di coinvolgermi nel nostro programma. Anzi, non vedo l’ora 🙂
Belle queste ritrovi: escono fuori pensieri interessanti coronati egregiamente da questa pasta.
Un incontro piuttosto casuale tra l’altro. Il mappamondo è stato quasi una calamita. Ora attenta però.
Il prossimo piatto lo dedico a te. Manca poco 😉
Sìììììììììììììììììììììììììììììì! Poi ti scrivo quello che non mangio…perdona la scocciatura. Ma non è tanta rona, anzi! 😉
Ci mancherebbe. Non è una scocciatura, tutt’altro!