Per la cucina italiana il sale è un condimento prezioso. Non più come ai tempi degli antichi romani, quando per la sua rarità era usato anche come mezzo di pagamento (si pagava a pizzichi, il salarium, da cui il nostro salario). Ma come imprescindibile esaltatore di sapori. Condiamo sempre pesce, carne, insalate, verdure con un pizzichino di sale. Nella giusta dose, è imprescindibile.
Così, quando una nostra amica ci ha chiesto di pensare per lei una ricetta leggera che non prevedesse sale e al massimo se un cucchiaino di olio, non nascondiamo di aver avuto non poche difficoltà. La sfida era testituire sapore alle pietanze senza sale. Ma come?
Innanzitutto abbiamo pensato ai capperi: li abbiamo a casa al naturale. In caso contrario, si possono dissalare sciacquandoli sotto l’acqua corrente e poi lasciandoli a bagno in una bacinella di acqua fredda per (almeno) un’ora.
Nella ricerca della sapidità, pensando all’acqua del mare, abbiamo subito pensato di cucinare il pesce: mormora o orata, due pesci sufficientemente saporiti da permettere di ridurre anche i grassi. Dal pescivendolo abbiamo trovato solo la seconda.
Le aggiunte: gli agretti, dal sapore molto sapido e minerale, e, a conferire una punta di acidità, del limone, che sta bene col pesce ed è il condimento ideale dell’agretto.
Un altro esaltatore di sapore che gradiamo molto è il timo, fresco, sempre presente in giardino. Ne raccolgo un rametto e ricavo pazientemente le foglioline, mentre le mani si profumano del suo aroma. Prendiamo anche il dragoncello, dal sapore a metà tra sale e pepe.E c’è anche del timo limone: due foglioline, perchè no?
Infine, i fiori di zucca, che hanno un sapore appena accentuato, ma conferiscono al piatto un piacevole colore di primavera.
All’assaggio, l’esperimento è riuscito. Grazie alla cottura al vapore il pesce ha catturato tutto il profumo e la sapidità degli altri ingredienti. Le verdure si sono cotte. Abbiamo sperimentato un nuovo piatto. Regalato un’idea ad un’amica. E anche scoperto un modo per ridurre il sale.
C’è da sentirsi soddisfatti! 🙂
Ingredienti (per 2)
Orata, 1
Agretti, 50 g
Capperi al naturale, un cucchiaino
Limone, 1 fettina
Timo, le foglioline di 1 rametto
Dragoncello, qualche fogliolina
Timo limone, qualche fogliolina
Fiori di zucca, 1
Olio evo, un cucchiaino
Procedimento
Se non l’avete fatto fare al vostro pescivendolo di fiducia, pulite l’orata eviscerandola, togliendo le pinne e squamandola per bene. Pulite i fiori di zucca – controllate che non ci siano spiacevoli intrusi – e ricavate i petali, staccando la base e il pistillo.
Riempite la pancia del pesce con i capperi, gli agretti, il limone, i petali del fiore di zucca. Inserite qualche fogliolina di timo dentro la pancia, qualcun’altra fuori, per profumare il cartoccio.
Ungete con un cucchiaino di olio evo. Chiudete il pesce nel cartoccio. E infornate in forno già caldo a 180° C per mezzora, controllando la cottura a seconda del vostro forno.
anche questa…slurp! 😉 Copiata!
Prendi pure a mani basse xD
IO ho riletto i commenti e vi prego: CORREGGETEMI!!! Sennò perdo l’anno 😀
La sufficienza te la diamo lo stesso, non preoccuparti 😉
Ma avete visto i refusi? Che vergogna 🙁
Libera, ci si può opporre in qualche modo al fatto che hai eliminato i commenti? Se vuoi smettiamo di scriverti quanto sono buone le ricette (anche se, effettivamente, quei fazzoletti ripieni meritano più d’un assaggio), ma… Ritorna a dialogare con noi (comunità di wordpress)! È passato un giorno e già si fa sentire la mancanza della tua sagacia ed ironia.
So che sei poco social, ma qui facciamo partire l’ashtag #liberatutti! 🙂
Grazie raga (come dice Crozza 😉 ) sono paturniosa, rabbiosa e fastidiosa ma felice di leggervi e per ringraziarvi vi mando virtualmente una/due porzioni di fazzoletti (una la tengo per asciugarmi le lacrime 😀 )
E’ impossibile che, dopo la ricerca della materia prima, l’attenzione nel dosare gli ingredienti, la cura dei dettagli che un vostro piato, alla fine, non risulti l’eccellenza. Non vedo l’ora di esaurire tutti i post che ho in archivio dalvecchio blog per dedicarmi alla “lentezza che richiede la cura di una ricetta <3
Spendi sempre parole dolcissime e piene d’affetto. Grazie 🙂
In più hai colto esattamente l’idea che c’è dietro (qualche, non tutti, per carità) i nostri piatti: l’idea di un’esperimento costante, una messa alla prova.
E pensa che molte ricette le scartiamo o le rifacciamo affinchè vengano perfette. Le neole l’avremmo provate sei / sette volte, pensa tu! A volte sono le foto che non vengono bene. D’altronde, il tempo per scattare è poco, se vuoi mangiare un piatto caldo e sul piano grafico abbiamo molto da migliorare.
Però l’idea c’è. Ed è un piacere, sentire, che venga colta e apprezzata. E scoprire un mondo virtuale di vere amicizie
E’inevitabileche, opo la ricerca che ho menzionato prima, ci sia anche il desideri di esprimerecon le fotografie, tutto questo ma noi non siamo fotografi, il cibo che si vede nel blog è cibo che vienemangiato: nessuna delle ricette fotografate per le riviste patinate di “food” vengono mangiate e questo certo ò marketing ma non rispetta la politica del rispetto del cibo che noi, con tanta passione , portiamo avanti. Come tutti gli altri “mondi” anche il mondo del food, oggi è, come scriverebbe Anna Frank: “un ricettacolo di contradizioni <3
Lo confesso: trovo la carne dell’orata al cartoccio o al vapore così generosa di gusti che io il sale non lo metto. Con questa scelta di erbe e profumi e capperi (che buoni!) di certo è venuta buonissima 😉
“Generosa di gusti”. Hai detto benissimo ?